I Malavoglia
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I Malavoglia è considerato il manifesto del verismo italiano. Al centro della narrazione, che si svolge nel paesino siciliano di Aci Trezza, intorno alla fine dell’800, vi sta la famiglia Toscano, conosciuta come i Malavoglia, “tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo”.
I Malavoglia è considerato il manifesto del verismo italiano. Al centro della narrazione, che si svolge nel paesino siciliano di Aci Trezza, intorno alla fine dell’800, vi sta la famiglia Toscano, conosciuta come i Malavoglia, “tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo”.
“In mezzo a tutte le storie che correvano pel villaggio, le era rimasto in mente di uno di quei marinari, che l’avevano pescato dopo dodici ore, quando stavano per mangiarselo i pescicani, e in mezzo a tutta quell’acqua moriva di sete. Allora la Longa, come pensava a quell’uomo che moriva di sete in mezzo a tutta quell’acqua, non poteva stare dall’andare ad attaccarsi alla brocca, quasi ce l’avesse avuta dentro di sé quell’arsura, e nel buio spalancava gli occhi, dove ci aveva sempre stampato quel cristiano”.
“(…) d’allora in poi fu presa da una gran devozione per l’Addolorata che c’è sull’altare della chiesetta, e le pareva che quel corpo lungo e disteso sulle ginocchia della madre colle costole nere e i ginocchi rossi di sangue, fosse il ritratto del suo Luca, e si sentiva fitte nel cuore tutte quelle spade d’argento che c’aveva la Madonna”.
“Ciascuno aveva qualcosa da guardare in quella casa e il vecchio, nell’andarsene, posò di nascosto la mano sulla porta sconquassata, dove lo zio Crocifisso aveva detto che ci sarebbero voluti due chiodi e un bel pezzo di legno.”
Giovanni Verga (Catania 2 settembre 1840 – 27 gennaio 1922), è considerato il maggior esponente della corrente letteraria del Verismo. Tra le altre opere: Una peccatrice (1886); Storia di una capinera (1871); Novelle rusticane (1883); Mastro Don Gesualdo (1889).