“M’ingegnerò come tant’altre! Un duro passo! Ma s’inghiottono le più amare medicine. (…) Oh che son la prima? Una più, una meno! (…) Ci vuole coraggio; coraggio ci vuole. L’hanno tante! Che m’abbia da mancare a me?”
Napoli, XIX secolo. Il consigliere comunale Domenico Squillacciotti, invaghitosi di una bella e volenterosa giovane, Ersilia Malasomma, ricorrendo a uno stratagemma riesce a farle avere un impiego da maestra, ottenendo in cambio la sua completa devozione. Tutto per i due sembra volgere al meglio, finché un avversario politico di lui solleva nel sindaco il dubbio di uno scandalo.
E se la carriera di Squillacciotti pare avviarsi alla rovina, la povera Ersilia, licenziata, si ritrova senza prospettive e nella sua mente distrutta dall’amarezza, si dipinge un’unica, drammatica soluzione.
Uno straordinario spaccato della Napoli post borbonica, in cui difficilmente le donne vedevano riconosciuti i diritti di scegliere lavoro e amante. Un romanzo che anticipa le tematiche femministe tanto care all’odierna società.
Vittorio Imbriani (1840 – 1886), affascinante personalità della letteratura italiana della seconda metà dell’Ottocento, fu autore di romanzi quali Merope IV (1867) e Dio ne scampi dagli Orsenigo (1876).