Ne La via del male si ritrovano gli elementi tipici della produzione della Deledda: gli uomini della sua misteriosa Sardegna, primitivi e taciturni, chiusi nelle loro credenze e tradizioni, in lotta contro un destino avverso che finisce inesorabilmente per piegarli, agitati da passioni violente, guidati da amore e odio, indotti a peccare e, conseguentemente, oppressi da un insopprimibile rimorso.
L’autrice racconta il desiderio che spinge Pietro – povero servo della famiglia Noina – verso Maria – la bella figlia del padrone –. Arrestato con la falsa accusa di furto di bestiame, quando Pietro viene rimesso in libertà, scopre che Maria si è nel frattempo fidanzata con un giovane benestante, Francesco Rosana. Spinto da Antine, suo ex compagno di cella, Pietro acconsente a percorrere la ‘via del male’.
Poco dopo il matrimonio di Maria e Francesco, questi viene misteriosamente ucciso e la giovane, dopo anni di lutto, acconsente a convolare a nozze con Pietro, divenuto nel frattempo un mercante di bestiame. Ma quando una lettera, ricevuta a pochi giorni dal secondo matrimonio, ri-velerà a Maria la vera identità dell’assassino di Francesco, sarà lei a dover scegliere tra ottenere giustizia per un marito che in fondo non aveva mai amato e affrontare lo scandalo, oppure tacere e accettare di seguire Pietro lungo la via del male.
Grazia Deledda (1871 – 1936) scrittrice italiana, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, ha tra le sue opere: Cenere (1904), L’Edera (1908), Canne al vento (1913), La madre (1920).